“La luce che brilla sui tetti” continua a camminare: più di un anno di amore e incontri
Quando consegni all’editore la versione definitiva il libro non è più tuo: è dei lettori. In fondo, se ci pensi bene, lo è ancora prima: mentre scrivi ci pensi, sai che avrai occhi a osservarti e mani a sfogliare le parole che stai creando e mettendo una dopo l’altra con una musica, un ritmo, un senso e grumi profondi di emozione. “La luce che brilla sui tetti” è di tutti, ma non mio: è un pezzo del più intimo patrimonio emotivo e di scrittura che si è staccato per viaggiare e raggiungere chi desidera accoglierlo.
In questo anno (un anno e un mese) trascorso dall’uscita nelle librerie, il romanzo ha raggiunto luoghi e persone, ha suscitato commenti, emozioni, critiche, sogni, fantasie. Ha fatto e continua a fare il proprio dovere: scardina qualcosa dentro, genera reazioni uniche e preziose.
E’ recentissima l’intervista sul sito Satisfiction (http://www.satisfiction.me/la-luce-che-brilla-sui-tetti-intervista-a-maria-giovanna-luini/): lì ho raccontato dove sia esplosa la fiamma iniziale della storia e cosa evochi in me, e in più occasioni mi è successo di ampliare queste confidenze ricordando che “La luce che brilla sui tetti” nasce dal desiderio di celebrare con una finzione scenica l’energia di Mario Sideri.
Nasce anche dalla certezza che quell’energia sia capace di guarire anche attraverso una fantasia che “parla di lui ma non di lui”. La scrittura sa curare, e meno pesante è più diventa un balsamo: non so se la mia sia pesante o leggera, non spetta a me giudicare, ma ogni volta che scrivo spero di arrivare oltre me, oltre voi, oltre pensieri che devono volare e non incatenare a terra.
Il giorno del compleanno di Mario – 14 aprile – ho donato il romanzo a chiunque lo abbia chiesto: non mi aspettavo un numero così enorme di messaggi, ho impiegato due settimane per accontentare tutti e ancora c’è chi non ha ricevuto il plico (scrivetemi se non arriva, rispedirò). Ogni dedica è stata carica dell’amore di Mario e del mio, ogni libro infilato in busta e spedito aveva qualcosa di vivo, molto speciale.
E si va avanti, il cammino prosegue. Oggi sarò a Voghera poi andrò altrove, qua e là, grazie agli inviti che continuano ad arrivare.
Grazie a tutti, grazie di cuore. Grazie davvero per questo sogno realizzato e per il mistero di amore che sembra scaldare le mani dei lettori che nel libro, grazie a Sauro e Andrea e Michela e Lucilla e chi con loro recita la vita, fanno il loro meglio per eliminare l’illusione del buio.
Auguri Mario!
14 aprile festeggiamo il compleanno di Mario Sideri – Sauro de Santis del romanzo.
Ho deciso di inviare la mia gioia, l’amore e la gratitudine a Mario regalando “La luce che brilla sui tetti” con dedica a chiunque me lo chieda con email dalla mezzanotte del 14 aprile alla mezzanotte del 15.
Ognuno potrà richiedere al massimo due copie del libro, e la richiesta andrà inviata a mariagiovanna.luini@gmail.com, indicando esattamente a chi dedicare il romanzo e a quale indirizzo spedire. Spedizione a carico mio.
Non mandatemi richieste in FB: SOLO VIA EMAIL dalla mezzanotte del 14 aprile alla mezzanotte del 15.
Vi chiedo di essere gioiosi, gioiosi, gioiosi.
La Luce brilla anche in agosto
Ci sono canti e ore, e abbracci e pensieri. Un libro è tutto questo ed è molto altro. Un libro è connessione potente o disgregazione acuta, è salute e malattia, è respiro e paura asfittica di restare senza luce. Sono le emozioni di chi lo scrive: si intersecano, impastano, fondono, si dilaniano insieme alle emozioni dei lettori. Che sono i veri proprietari del libro.
Quando “La luce che brilla sui tetti” è uscito, il 21 aprile 2016, ho sentito il suo partire. Il mio romanzo non era più mio, lo mostravo orgogliosa sapendo che ogni lettura in più lo avrebbe allontanato e interpretato, scarnificato, analizzato, amato oppure odiato. E qualcuno lo avrebbe trovato neutro, indifferente, anche se con me è difficile che esista indifferenza: nella storia della mia vita ci sono amore e odio che suscito senza regole apparenti, è difficile che susciti indifferenza. Con un mio libro forse è la stessa cosa, chissà. Non me lo chiedo.
Ho un gatto ai piedi, una portafinestra aperta su un cielo azzurro appena velato e mille pensieri di amore. Ho soprattutto il tormento della scrittrice, quel tormento che è tanto di moda nei salotti (se ne parla, è bellissimo invitare i cosiddetti creativi e sorridere alle loro spalle delle bizzarrie che ostentano) ma scomodissimo nella vita personale. Scomodo come un amore non corrisposto, come la voglia di Eros che cade nel vuoto di un senso di colpa.
Eros, magnifico onnipresente e bistrattato Eros. E’ come l’Arcano senza Nome nei Tarocchi, che alcuni in vena di facezie hanno chiamato la Morte: quando esce in un gioco destinato a te provi un brivido, in fondo ti spaventa ma sa eccitarti, ti fa pensare che tutto cambi e allora è bello che tutto cambi perché forse sarai più felice più bella più altrove più tutto.
Dicono che la mia vita stia imboccando un sentiero particolare, e “La luce che brilla sui tetti” ne faccia parte. Forse è vero, non so dirlo: i migliori medium difficilmente leggono cose per sé e io certo non mi annovero tra loro, quindi figuratevi. Certo è che sono in cammino, e se penso all’Ospedale di Kalongo che sta faticosamente ma con successo costruendo la sua parte di prevenzione del tumore dell’utero nel nome di Mario Sideri voglio immaginare che sia anche merito del romanzo. Dei lettori del romanzo, in realtà.
Scrivo questo post agostano sconclusionato e ammiccante per ringraziare chi legge il romanzo, chi lo diffonde, chi ne parla. E ringrazio chi sta donando denaro per il progetto della Fondazione Ambrosoli nel nome di Mario Sideri: il distacco fisico da chi è andato altrove è e resta una tragedia che toglie il respiro, ma la costruzione di un grande amore successiva è il vento che risolleva la polvere e la trasforma in baluginare di Luce.
Più piano sentire
Ancora non mi convince: non sono sicura che ascoltare musica mentre scrivo sia utile alla creatività, ma ci provo. Siedo alla scrivania, apro il file del romanzo nuovo e scelgo musica classica: un’ignorante come me ha tutto da imparare, per fortuna ho una guida anche se, imbizzarrita nell’ondivago rifiutare ogni insegnamento esterno, alcune mattine spazio non avendo coscienza di ciò che trovo.
Questa mattina, per esempio. Alla ricerca di Bach ho incontrato Tchaikovski e ho pensato “perché no?”. Cerco ispirazione ma anche quiete, voglio placare l’ansia brutta che dalla notte scorsa è ritornata a mangiarmi il cuore. E’ un’ansia che non ha significato, non ha base e nemmeno prospettive: è questo a renderla più pesante. Aspetto il risveglio da uno stato ipnotico che incatena ma non muovo passi per avvicinarmi alla liberazione. O forse è come le altre volte: sarà sufficiente allungare una mano e mi renderò conto di avere le soluzioni già embricate alle dita.
E’ il tormento della scrittrice, il fuoco che divampa nei respiri e prima o poi creerà una scrittura.
Ho dormito poco e male, e più l’insonnia colpiva meno amavo me stessa. Ogni notte bruciata in alcuni pensieri non è altro che cecità: quando non dormo e spreco energia preoccupandomi per i silenzi e le assenze sono cieca e inconsapevole, permetto alla superficie di colpire quando invece dovrei badare solo alla densità luminosa dell’essenza. Silenzi e assenze capitano, e se capitano portano messaggi: basta accettarli e proseguire nel cammino.
Ho pensato al romanzo, questa mattina. A “La luce che brilla sui tetti”. Per qualche motivo ne ho nostalgia. Il mese di agosto è vita indipendente per questo libro amato e desiderato, cammina da solo questo grumo di ricordi e rinascita e amore. Ripartiremo insieme nel primo fine settimana di settembre a Francavilla al mare, dicono.
Thaikovski non funziona, cambio la musica. Om Mani Padme Hum: una soluzione radicale, forse l’unica per uno stato d’animo così.
Pace a voi!
Una presentazione davanti al lago e la magia di Filippo
Immaginate un lago come una pietra preziosa incastonata tra montagne ricoperte di vegetazione verde scuro, immaginato una libreria che affaccia a pochi metri dall’acqua indaco increspata dal vento. Immaginate l’incontro con i lettori alla Libreria Mondadori di Lovere: nella libertà della piazza, con lo sciabordio del lago e tanta gente a riempire tutti i posti a sedere (e qualche bella anima in piedi, incollata alle parole con sorrisi e cenni della testa). Siete riusciti a vedere con gli occhi della fantasia? Mi auguro di sì, me lo auguro per voi perché la serata a Lovere ha avuto una magia incredibile, speciale.
Sono stata invitata da due librai appassionati, innamorati del loro lavoro e dei libri che vendono con amore. Sono entrata in libreria molto prima del tempo previsto senza presentarmi, lo faccio sempre per intuire quale sia il sentimento di chi la gestisce: ho trovato cultura, gioia, sorrisi e tanto, tanto amore. Ho acquistato libri che mi interessavano e osservato quali fossero i commenti, ho memorizzato la disposizione delle copie del mio romanzo e la cura nel mostrarlo. Mi sono sentita felice e grata.
Non è comune arrivare in una libreria dove non solo il tuo libro è stato letto, ma è stato anche compreso nel significato profondo: mi è successo proprio a Lovere. La presentazione era inserita in una rassegna che ha raccolto libri che raccontano il benessere, la meditazione, l’approccio spirituale e il mistero: negli appuntamenti precedenti e successivi a “La luce che brilla sui tetti” argomenti importanti e ampi, approcci molto seri a ciò che realmente siamo e alla medicina olistica.
Finalmente al mio romanzo si riconosce un contenuto che vada al di là di una lettura veloce della quarta di copertina, che, per stessa ammissione del libraio di Lovere, potrebbe essere fuorviante: un romanzo ambientato in un ospedale rischia di selezionare il pubblico e allontanare chi ha voglia di sognare, ed è un peccato perché per “La luce che brilla sui tetti” l’ospedale non è altro che sfondo per sogno, magia, luce, mistero. Al di là di dolori e buio che purtroppo fanno parte non solo dei romanzi, ma della vita di tutti.
Scoprire che Filippo, il figlio di questi due meravigliosi librai, sia nato il 21 aprile 2016 esattamente come “La luce che brilla sui tetti” è stata la sorpresa della bellezza purissima e dell’anima e un segno che riterrò sempre la migliore premonizione di Luce.
La luce brilla in Satisfiction…
Compro LA LUCE CHE BRILLA SUI TETTI, il nuovo Romanzo di MariaGiovanna Luini, il giorno stesso della sua uscita nelle librerie.
Arrivo alla Mondadori quasi a chiusura, utilizzo il passo più sostenuto che riesco a reggere. Entro dolorante e con un velo di sudore che mi bagna la fronte.
Poche ore dopo inizio a leggerlo, spinta da una indefinibile urgenza.
Non amo i romanzi d’amore, non sono nelle mie corde e questo è già stato preannunciato tale nella sua essenza. Eppure qualcosa di indecifrabile mi attrae. Non è certo il fatto di aver conosciuto Maria Giovanna Luini, i miei genitori non mi hanno trasmesso il gene della compiacenza al momento del concepimento.
Lo inizio, dopo poche pagine mi ritrovo affannata. Continuo. A tratti sono in apnea.
Perché?
Ospite a Radio Capodistria
A tu per tu con … Maria Giovanna Luini
In occasione della pubblicazione del suo nuovo romanzo “La luce che brilla sui tetti” abbiamo avuto il grande piacere di incontrare la scrittrice e medico MariaGiovanna Luini per un’intervista ricca di messaggi importanti e di spunti interessanti.
Lucilla, la protagonista, incarna una precisa filosofia della medicina con tutti i valori che ne conseguono. Lei che cosa ha amato di più del suo personaggio e cosa invece di meno?
E’ difficile dire cosa amo perché provo molto amore per tutti loro ma a volte mi capita anche di odiarli un po’.
Di Lucilla amo la genuinità e l’innocenza perché anche quando crede di essere furba non lo è mai moltissimo. E’ molto ingenua e forse mi rispecchio in questo sua ingenuità. E’ una donna che si espone a rischi. Amo anche la sua voglia di amare e di perdonare a ogni costo perché così vive meglio. Amo il suo essere fondamentalmente un controsenso assoluto, professionalmente e nelle scelte sentimentali. Leggi l’articolo…
La luce brilla sui tetti di Cafe del Flore
LA LUCE CHE BRILLA SUI TETTI ha un grande ritmo narrativo e MariaGiovanna Luini è dotata di una scrittura fluente, di quelle che mostrano e non descrivono. I personaggi, inoltre, sono delineati così minuziosamente che sembrano uscire dalle pagine. Ad un certo punto escono proprio, e finiamo a berci un caffè assieme, nel salotto di casa mia.
Eppure nemmeno questo incontro sembra placarmi e ogni pagina mi grattugia, dentro. A dire il vero è la loro stessa presenza a graffiarmi, dentro. La sensazione che ho è che continueranno a farlo, anche quando sarò giunta all’ultima pagina. Forse, mi dico, è proprio questa la grandezza di questo romanzo.
Mi accorgo che c’è una voce di sottofondo che mi accompagna mentre lo leggo, una voce che inizia a decantare versi, e che continua anche quando mi prendo una pausa dalla lettura. È la voce di Nazim Hikmet che dopo aver scritto questa poesia, chino su se stesso, la rilegge ad alta voce…leggi l’articolo